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Tutto rinviato La base Usa resta bloccata

Tutto rinviato. Il caso Dal Molin slitta al 29 luglio. Il Consiglio di Stato apre la porta ai tempi supplementari: l`udienza lampo sul ricorso del governo contro il blocco della Ederle 2 ordinato undici giorni fa dal Tar Veneto si conclude con un nulla di fatto. E il fronte del No esulta: è stato guadagnato un altro mese. L`UDIENZA. La terza sezione del Consiglio di Stato si è riunita ieri a Roma fra le 13.30 e le 14.15. Da una parte l`avvocatura di Stato, a sostenere le ragioni del Sì. Dall`altra il Codacons e i comitati, con il supporto del Comune di Vicenza, a sostenere le ragioni del No. Il Consiglio di Stato ha di fatto accolto la richiesta del Comune di non precedere immediatamente alla disamina del ricorso, dal momento che palazzo Trissino non aveva avuto il tempo utile per mettere a punto una memoria da opporre al ricorso. Gran parte del match si è giocato sull`urgenza, rivendicata dall`avvocatura di Stato, di consegnare l`area agli americani entro il 1° luglio, cioè ieri. Il Comune, patrocinato dall`avvocato Loretta Checchinato, ha replicato che le ragioni d`urgenza non possono essere applicate al caso di un progetto non ancora elaborato e approvato in via definitiva, come confermato anche nella memoria dell`avvocatura di Stato. Luglio diventa così un mese decisivo. Domani il consiglio comunale voterà la delibera che istituisce la consultazione di ottobre. Entro il 18 luglio il Tar Veneto dovrebbe pronunciarsi nel merito, come richiesto dal Codacons: per le opere pubbliche la sentenza deve essere emessa entro 30 giorni dalla sospensiva. Il sindaco Achille Variati, presente a Roma, commenta con soddisfazione il rinvio: “È una prima, parziale ma importante, vittoria della nostra città contro l`incomprensibile e atipica fretta con cui lo Stato pretendeva di chiudere a tempo di record un caso delicato e complesso. Adesso avanti con la consultazione“. I NUOVI DOCUMENTI. Al Consiglio di Stato sono stati depositati nuovi documenti, che il Codacons ha subito reso noti. In una nota indirizzata all`allora ministro della Difesa Arturo Parisi, il commissario Paolo Costa, scrive: “Caro Ministro, è giunto il momento di prendere decisioni definitive per imprimere una inerzia positiva alla realizzazione del progetto ed eliminare alla radice le componenti locali del dissenso. Occorre poter arrivare molto presto a dire che il nuovo insediamento altro non è che un riuso, con qualche espansione, della sola area ad ovest della pista di aviazione già utilizzata dall`aeronautica militare italiana e che, quindi, l`area ad est della pista, il grande prato verde che sarebbe stato distrutto dall`intervento previsto nella proposta che ha scatenato l`opposizione locale, rimane intatto. Se si può aggiungere che Vicenza verrà ricompensata per questo suo “sacrificio“ con il completamento della tangenziale a nord della città e con eventuali altri interventi in tema di università e di sanità, il pacchetto completo dovrebbe spianare la strada al progetto. È assolutamente prevedibile l`intenzione del ministro dell`Ambiente di voler sottoporre il progetto a Via. Dal che non possono che derivare intuibili ostacoli capaci di essere superati con l`estremo rimedio della delibera del Consiglio dei Ministri, ma con le conseguenti lacerazioni che penso sia preferibile evitare. Secondo i pareri da me raccolti si può fondatamente sostenere che il progetto non sia soggetto a Via, in quanto procedimento amministrativo relativo ad “opere destinate alla difesa nazionale““. Il Codacons cita anche una lettera dell`ex premier Romano Prodi al presidente Usa George W. Bush: “Carissimo George, desidero confermarti la decisione del mio Governo di dare il proprio assenso all`allargamento della base Usa di Vicenza“.

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