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Un jackpot da urlo Ma chi ci guadagna?

 Al Superenalotto oggi si possono vincere 100 milioni di euro. Ma lo Stato ne tiene per sé altri 500 GIORGIO DELL’ARTI gda@gazzetta.it a cura del service G.L. S.r.l. Tanto vale cominciare con una notizia d’agenzia, l’Asca: «Roma, 22 ott Il jackpot multimilionario del Superenalotto è ancora latitante. Ieri sera, nessun giocatore è riuscito a centrare l’intera sestina vincente e per domani sera (stasera ndr) il 6 avrà raggiunto il fatidico traguardo dei 100 milioni di euro. Gli appassionati si erano impegnati per riuscire ad ”acchiappare il bottino”, giocando circa 101 milioni di colonne al Superenalotto e 33,3 milioni per l’opzione SuperStar, per una raccolta di 67.142.788 euro» . 1 Secondo me è immorale. Tutti questi soldi…  La pensa così anche il Codacons, che vorrebbe mettere un tetto alle giocate.  Ma io non sono d’accordo né con lei né con il Codacons. A tenere il banco è lo Stato, cioè tutti noi. Chi gioca lo fa volontariamente.  Il Codacons dice che un sacco di gente s’è rovinata per puntare. Mah. Forse. Però chi ha il vizio va a giocare ovunque e comunque: scommesse clandestine, bische eccetera. Allora meglio lo Stato. Purché i soldi siano spesi bene. Tra l’altro alla fine degli anni Novanta era stato introdotto questo benedetto tetto (non si poteva vincere oltre una certa cifra). Berlusconi l’ha levato nel 2002 e Bersani, con il governo Prodi, ha moltiplicato per dieci le ricevitorie della Sisal, che oggi sono 15 mila, contro le 1500 di un tempo. In tema di lotterie non ci sono né destra né sinistra. L’estrazione del lotto due volte alla settimana fu inventata da Veltroni, per dare soldi al musei. 2 I 100 milioni di euro che sarebbero eventualmente vinti oggi sono un record mondiale? No, per ora sarebbero solo un record italiano. Il record mondiale sono i 390 milioni di dollari vinti l’anno scorso negli Usa al Mega Millions. Seguono altre due vincite americane, i 365 milioni del Powerball (2006) e i 363 del Big Game (9 maggio). Se il 6 resisterà una decina di giorni potremmo diventar quinti. Certo, vincere è molto difficile: una probabilità su 622.614.630. Qualcuno ha detto che sarebbe più facile farsi rispondere da George Clooney componendo un numero di telefono a caso. Ho l’impressione che sia vero. 3 Fare una cinquina al Lotto è più facile? Sì. Una probabilità su 43.949.268. Il discorso sulla probabilità introduce il problema dell’onestà di questi giochi.  Che non dipende dall’entità della cifra in palio, come pensa il Codacons, ma dalla ricompensa al rischio che si corre. Cioè alle probabilità di vittoria. 4 Che vuole dire? Vuol dire che il gioco più corretto, per quanto le possa sembrar strano, è la roulette. Lei punta su un numero e, se vince, incassa 36 volte la puntata. I numeri sono 37 perché c’è lo zero, e questo 37Ë? numero, che non le viene pagato, è il compenso del casinò. Per questo esistono casinò tenuti da gente furba che ha oltre allo zero anche il doppio zero. Ma lo Stato, altro che doppio zero! La cinquina secca paga appena un milione di volte. Il Fisco «biscazziere» tiene per sé quasi 43 milioni di probabilità. Non parliamo del jackpot di oggi: in un concorso equo, il vincitore dovrebbe incassare 600 e passa milioni… D’altra parte è inutile lamentarsi, è così dal tempo dei tempi. Pensi che il primo discorso di Cavour in Parlamento, nel 1848, fu proprio contro il gioco del Lotto, che a quell’epoca esisteva già da duecento anni almeno. 5 Ho nostalgia della schedina. Non la gioca più nessuno. Totocalcio, Totip, il figlio malriuscito Totogol non mettono insieme che 200 milioni l’anno. In base ai dati di Agipronews, il Superenalotto, nel 2007, ha incassato un miliardo e 940 milioni di euro. Di questi, 960 milioni sono andati allo Stato. I soldi si dividono così: 49,5% al fisco, 38,1% al montepremi, 8% ai punti vendita, 4,4% alla Sisal, che gestisce il gioco. Nel 2008, la raccolta ha raggiunto il miliardo e 460 milioni, e il mezzo miliardo che manca per battere gli incassi del 2007 sarà quasi certamente raggiunto con le puntate di queste ultime settimane. Il gioco tira quando il montepremi è alto, come dimostra il successo strepitoso del Gratta e vinci, per il quale nel 2007 si sono spesi 7 miliardi: i dati sono schizzati in alto quando s’è offerta la possibilità di vincere anche due milioni.
 

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