“DUE ANNI FA ho ottenuto un finanziamento sotto forma di carta revolving. Col tempo ho però notato che tale forma di credito rappresenta una forma sì legale, ma al tempo stesso estremamente onerosa per chi la sottoscrive. Adesso mi trovo nella situazione di disoccupato e a dovere pagare mensilmente gli interessi ? e il debito cresce di mese in mese“. E` uno stralcio di una delle tante lettere che l`Aduc riceve come richiesta di aiuto per le carte di credito revolving. Uno strumento che spesso diventa più un onere che un aiuto. E il giudizio delle associazioni di consumatori non è positivo. “C`è soprattutto un problema di trasparenza ? dice il consigliere di Aduc Domenico Murrone -. In pochi casi abbiamo riscontrato la totale chiarezza su questa carta da parte di chi la propone. Spesso il funzionamento è poco chiaro anche per gli stessi impiegati della società che la emette“. Ambiguità e difficile comprensione possono facilmente trarre in inganno. “Di solito le carte sono molto onerose, ma al momento della sottoscrizione non ce ne rendiamo conto“. Finchè non arriva il saldo a fine mese. “E allora la gente chiede chiarimenti, capisce di aver frainteso il funzionamento della carta e deve comunque pagare“. Naturalmente, dice Murrone, non tutti sono contrari alle revolving. “E` l`aspetto sociale di questa carta: c`è chi trova vantaggioso a sottoscriverla perché impossibilitato momentaneamente a far fronte anche alle spese più banali, come gli alimentari. Per chi è in difficoltà un finanziamento è un sostegno, seppur con tassi onerosi“. Ma se la prima parvenza può esser quella di prendere una boccata d`ossigeno quando i soldi liquidi scarseggiano, dice Silvano Bartolini, responsabile del Codacons, “il problema è solo rimandato e aggravato“. Chi fa uso della carta revolving “spesso ha altre forme di finanziamento, rateizzazioni, mutui. L`interesse da pagare per le rate sono un aggravamento di una situazione già difficile“. Inoltre, dice ancora il responsabile di Codacons, “chi ha un credito sulla carta è invogliato a fare spese ulteriori, spesso non necessarie“. Il vero affare del revolving non è certo per il cliente, “ma per la finanziaria o la banca con cui la grande distribuzione si accorda per il finanziamento: con un rischio minimo calcolabile nel tetto massimo di credito concesso, che non supera i due o tremila euro, riceve un interesse molto alto, con una spesa per il cliente di 80-100 euro al mese“. Il consiglio? Maggiore informazione e chiarezza al cliente da parte di chi emette la carta e meno pigrizia nel consumatore, che deve sempre leggere tutte le clausole prima di firmare qualsiasi documento.