La paura svanisce alle 19.25, ora italiana. Dopo il Senato, anche la Camera dei rappresentanti Usa, correggendo il voto negativo di lunedì scorso, dà il via libera al superpiano da 700 miliardi di dollari, più altri 150 miliardi di sgravi, per arginare la crisi dei mutui. Occorrevano 218 sì, ne arrivano 263 contro 171 no (e tra essi 108 repubblicani, il partito di Bush). A tempo di record, meno di un’ora e mezzo dopo il voto, il presidente americano firma il provvedimento messo a punto dal segretario Henry Paulson per la promulgazione ed esulta: "Questa legge – dichiara – aiuterà la nostra economia a sopravvivere alla tempesta finanziaria". Bush rilancia il ruolo di "leader mondiale" dell’America ma non si nasconde le difficoltà: gli effetti del piano, ammette, non arriveranno a breve termine. "Ci vorrà ancora tempo", dice. E quasi a sottolineare queste parole Wall Street, che aveva spiccato il volo nell’attesa della decisione del Congresso, trattenendo quasi il fiato e sospendendo le operazioni al momento del voto dei deputati, chiude negativa con il Dow Jones a un eloquente -1,52%. È la dimostrazione di quanta preoccupazione continui ad alimentare la crisi dei mutui con la conseguente ansia da recessione. Che lo scenario negli States resti delicatissimo lo conferma ieri un altro indicatore significativo, quello dei senza lavoro: a settembre sono aumentati di 159mila unità, molte decine di migliaia in più rispetto alle previsioni. Dall’inizio dell’anno superano quota 750mila e il tasso di disoccupazione, oltre il 6%, si mantiene stabilmente ai livelli del 2003. Paulson promette azioni rapide dopo l’adozione del piano di salvataggio. "Sono molto riconoscente che la legge sia stata approvata. Agiremo rapidamente per metterlo in opera". Ma l’attenzione degli operatori si sposta già alla Federal Reserve e alle decisioni che verranno adottate a fine mese. Si parla esplicitamente di un taglio del tasso di sconto dello 0,50%. E un’analoga decisione potrebbe essere adottata tra novembre e dicembre anche dalla Bce che non a caso ne ha già discusso nel direttivo di giovedì scorso pur senza cambiare rotta. Il presidente della Fed Ben Bernanke ribadisce che la banca centrale farà tutto quanto in suo potere per cercare di allentare la crisi del credito e "continuerà a lavorare con il Tesoro nell’adozione delle nuove iniziative". Dalla Fed giunge anche il plauso all’approvazione data dalla Camera al piano Paulson, "un passo critico verso la stabilizzazione dei nostri mercati finanziari e per l’assicurazione di un flusso ininterrotto di credito a famiglie e imprese". Un segnale positivo arriva anche dal versante bancario americano. Wells Fargo, uno degli istituti non sfiorati dallo tsunami dei subprime, annuncia un piano di fusione con Wachovia, la banca quasi fallita nel mese di settembre. La notizia (Wells Fargo spenderà 15 miliardi di dollari senza chiedere l’intervento del governo) scatena però una furiosa polemica con un altro colosso bancario, Citigroup, che aveva un precedente accordo con Wachovia per rilevarne le attività bancarie e che ora promette battaglia ritenendo che sia stato infranto il suo diritto di esclusiva. In Europa la giornata borsistica è positiva. A Piazza Affari il paniere S&p/Mib guadagna il 2,59%, l’indice Mibtel l’1,82%. Chiusure simili a Parigi (+2,8%), Francoforte (+2,3%) e Londra (+2,1%). Va male solo a Mosca dove si studia come aiutare il sistema bancario. Ma a fare notizia è soprattutto il nuovo record dell’Euribor: il tasso a tre mesi vola ieri al 5,34% dal 5,33% e anche il tasso a un mese cresce di un punto. I mutui a tasso variabile, la cui rata è ancorata alle fluttuazioni dell’Euribor, diventano insomma sempre più costosi come denunciano i consumatori del Codacons.