Consumi in lieve rialzo a settembre. Dopo la frenata di agosto, le vendite al dettaglio sono tornate positive, con aumenti dello 0,3% in un mese e dello 0,5% in un anno, trainati dai rialzi nelle vendite di prodotti alimentari e nella grande distribuzione. Questi dati fanno intravedere, secondo Confcommercio, la possibilità che la fase più acuta di riduzione della domanda per consumi stia giungendo al termine. Scettici invece alcuni economisti, secondo i quali i dati non devono indurre facili ottimismi, e i consumatori, che tornano a chiedere ai commercianti un abbassamento dei prezzi. I dati forniti ieri dall?Istat evidenziano che i consumi tengono solo grazie all?aumento delle vendite di prodotti alimentari (+1,4% in un anno) e di quelle nella grande distribuzione (+1,6%). Calano invece i consumi di prodotti non alimentari (-0,1%) con la sola eccezione dei prodotti farmaceutici (+1,7%), della cartoleria e giornali (+1,1%) e dei prodotti di profumeria (+0,3%). A soffrire il calo dei consumi sono soprattutto i piccoli esercizi (-0,3%), con vendite in calo sia per i prodotti alimentari che per i non alimentari, a tutto vantaggio della grande distribuzione (+1,6% in un anno): variazioni positive si sono avute in tutte le forme di vendita della grande distribuzione, con gli incrementi più elevati per supermercati e hard discount. A livello geografico, invece, le vendite al dettaglio aumentano solo al Nord (+1%), mentre calano al Centro (-0,2%) e rimangono stabili al Sud e isole. Con questo dato «si intravede la possibilità che la fase più acuta di riduzione della domanda per consumi stia giungendo al termine», afferma il responsabile dell?Ufficio Studi di Confcommercio, Mariano Bella, che precisa: «Ciò non vuol dire che le prospettive dell?economia siano favorevolmente orientate ad una ripresa, ma soltanto che in futuro ci sarà una fase abbastanza lunga di assestamento, o più probabilmente di moderata riduzione, dei ridotti livelli di spesa aggregata e procapite raggiunti nel corso del 2008». Gli economisti del Cerm avvertono invece che «le variazioni nominali positive non devono indurre facili e irresponsabili ottimismi» e, facendo riferimento ai dati deflazionati, concludono che «siamo in recessione e a settembre, quando il peggio doveva ancora arrivare, anche le vendite al dettaglio si sono contratte rispetto all?anno precedente». Non vede nulla di positivo nemmeno il Codacons, secondo il quale i dati confermano la recessione tecnica in atto. L?associazione dei consumatori fa inoltre notare che gli italiani, avendo finito i soldi, vanno a caccia delle offerte più vantaggiose. «Indipendentemente dall?incremento dei prezzi, si sta comunque assistendo ad uno spostamento della clientela dai negozi tradizionali agli ipermercati ed ai discount, che hanno registrato l? incremento maggiore delle vendite», osserva il Codacons, che vi vede una dimostrazione del fatto che gli italiani, avendo finito i soldi, vanno a caccia delle offerte più vantaggiose: «Anche i piccoli negozi, quindi – conclude – se non vogliono continuare a perdere clienti a favore della grande distribuzione, devono abbassare i prezzi del 20%».