Un’ordinanza del tribunale amministrativo regionale tiene aperto il Dal Molin agli americani; adesso il fronte del sì alla nuova base Usa confida in una sentenza favorevole per chiudere la partita. Il Tar del Veneto, infatti, ha respinto con un’ordinanza la richiesta di sospensiva avanzata da Legambiente e dai vicentini Coordinamento dei comitati e Comitato Più Democrazia. Si rimane invece ancora in attesa della sentenza dei giudici veneziani nel merito del ricorso avviato più di un anno fa dal Codacons, l’ultimo sul quale i giudici amministrativi devono ancora decidere. Soltanto di recente Legambiente si era rivolta al Tar per chiedere che venga annullata la delibera della Giunta regionale veneta del 18 dicembre 2007, avente come oggetto "l’approvazione della procedura per la valutazione di incidenza relativa all’insediamento U.S. Army presso l’aeroporto Dal Molin".La controparte di Legambiente è costituita dalla Presidenza del consiglio dei ministri, dai ministeri di Difesa e per i Beni e le attività culturali, dal commissario straordinario del governo, Paolo Costa, e dalla Regione Veneto. Ma interessate sono anche le cooperative "rosse" Cmc che hanno l’appalto del Dal Molin, Provincia e Comune di Vicenza, il governo degli Stati Uniti.La prima sezione del Tar, presieduta da Bruno Amoroso, non ha considerato che esistessero i presupposti per concedere la sospensiva. In sostanza, ha dato ragione alla tesi della difesa, secondo la quale gli atti impugnati da Legambiente sono ancora "interni" al procedimento di realizzazione del progetto della base Usa, "perché non risulta ancora emessa l’approvazione di un progetto definitivo formalmente tale, laddove quello in contestazione è il progetto-base": di conseguenza, ritengono i giudici, non si può parlare di un danno in quanto il progetto vero e proprio è ancora di là da venire. Anche per questo il vicentino Giancarlo Albera del Coordinamento dei comitati dà una lettura non del tutto negativa dell’ordinanza: "Le ragioni tecniche esposte dal Tar lasciano intendere che, qualora in questo momento entrasse una ruspa al Dal Molin, si può far bloccare tutto perché non si possono iniziare lavori se manca ancora il progetto definitivo. La mancanza del progetto definitivo dovrebbe valere anche per il ricorso del Codacons del quale stiamo ancora attendendo la sentenza, ma ci aspettiamo anche dell’altro". Un’attesa che secondo l’avvocato dei ricorrenti Gino Giuliano – potrebbe protrarsi ancora per molti giorni.Dall’altra parte, il presidente del Veneto Giancarlo Galan, commentando l’ordinanza del Tar, prevede che "gli antiamericani non si fermeranno". Il governatore torna a pungere Variati citando anche Fabrizio De Andrè: "Nel sindaco gli antiamericani hanno trovato il loro uomo debole, talmente debole da essersi ridotto a stare dalla parte di una minoranza riottosa. C’è da riflettere su questa storia sbagliata. Anzi, per dirla con Fabrizio De Andrè: è una storia da dimenticare, è una storia da non raccontare, è una storia un po’ complicata, è una storia sbagliata. Al di là del Tar, ciò che resterà è un’antica verità: è bene guardarsi da un coniglio, può sempre trasformarsi in un coniglio mannaro". Quindi l’invito a dimettersi: "Caro Variati, se non puoi lasciare i No Dal Molin, lascia la carica di sindaco. Ora che la stragrande maggioranza dei vicentini non è caduta nella trappola referendaria e ora che anche il Tar mette uno dopo l’altro punti fermi sul Dal Molin è venuto il momento del dovere. E’ finita la buriana demagogica, la fomentazione della piazza, la ribellione permanente; è ora della responsabilità. E se non te la senti, lascia".