Site icon Codacons Lombardia

Vicenza, bloccati i lavori, si apre la strada al referendum

LO AVEVANO GIÀ DECISO i cittadini di Vicenza eleggendo in aprile Achille Variati, del Pd, alla carica di sindaco, ma da ieri l`era Hullweck e il tempo delle trattative sottobanco con gli americani e degli inganni, sono finiti anche legalmente. Il Tar del Veneto, accogliendo il ricorso avanzato dal Codacons (e dall`Ecoistituto del Veneto) ha bloccato i lavori per la realizzazione della nuova base americana a Vicenza “inibendo a chicchessia l`inizio di ogni attività“. Il Tribunale amministrativo blocca gli appalti (già assegnati) e consegna un ordinanza, datata 18 giugno, e resa nota ieri che appare una durissima requisitoria contro la gestione “carbonara“ e occulta di una vicenda dalle implicazioni non solo locali, ma anche e soprattutto, nazionali e internazionali. Esulta il sindaco Variati che, contrario alla realizzazione della base, ha vinto le elezioni anche, ma non solo, sostenendo la necessità di convocare un referendum popolare. “Hanno vinto le ragioni del territorio“ – ha detto ieri il primo cittadino di Vicenza – annunciando la convocazione della consultazione popolare per ottobre. La prossima settimana, il 26 giugno, il consiglio comunale della città palladiana si riunirà per annullare la delibera approvata dalla precedente amministrazione di centrodestra. A quel punto la strada per il referendum sarà spianata. Nessun commento ufficiale da parte degli americani anche se, per curiosa coincidenza, l`ambasciatore Usa Donald Spogli ha parlato ieri a Roma di possibili esercitazioni “a Vicenza“ alle quali potrebbero prendere parte militari statunitensi reduci dall`Afghanistan (la caserma Ederle ospita truppe da “prima linea“ spesso a Kabul e Baghdad) e reparti italiani destinati a quei teatri. Come dice Variati la sentenza del Tar del Veneto riconosce le ragioni di chi, negli ultimi due anni, si è opposto all`avvio dei lavori e ha criticato la “mancanza di informazioni, di discussione e di legittimazione“. La sentenza del Tar tocca alcuni punti. Per prima cosa il documento ricorda che, da parte italiana, il consenso alla realizzazione della nuova base (è improprio parlare di raddoppio perché si tratta di un nuovo e distinto insediamento militare Usa) è stato “espresso verbalmente“, ma che “del che non è dato riscontrare alcuna traccia documentale“. Il piano Usa manca dunque di approvazione scritta. Una simile procedura – fa notare il Tar – “non è assolutamente compatibile con l`importanza della materia trattata“ ed “estranea ad ogni regolare attività amministrativa“. Il Tar contesta anche la gara “già esperita“ per l`aggiudicazione dei lavori che sarebbe avvenuta senza rispettare normative europee e nazionali Il progetto “alternativo“ (spostamento delle base su un altro lato dell`aeroporto Dal Molin) è privo delle necessarie autorizzazioni, mentre vengono espressi “dubbi“ sulla proceduta Vinca (valutazione di incidenza ambientale) avviata dalla Regione. Ma il “pezzo forte“ della sentenza resa pubblica ieri riguarda proprio il referendum. Secondo il Tar nella documentazione che accompagna il progetto “manca ogni riscontro di avvenuta consultazione popolare“. Da qui l`ordine del Tribunale amministrativo del Veneto a fermare “l`inizio di ogni attività“. Il 26 giugno si riunirà a palazzo Trissino il consiglio comunale che, come anticipa Giovanni Rolando, eletto nella lista Variati, “dovrà deliberare sul referendum popolare ad ottobre che aprirà la strada alla moratoria dei lavori“. Fin da ieri i comitati per il No festeggiano in piazza e annunciano iniziative per il 26. Commenti positivi sono giunti dall`Arci e dalla Legambiente, dal presidente del Codacons, Carlo Rienzi e dal presidente dell`Ecoistituto del Veneto Michele Boato che parla di vittoria di “Davide contro Golia“.

Exit mobile version