Oggi sul Sole 24 ore uno strano asse congiunge il Delegato italiano per la Proprietà intellettuale e il Presidente della Siae nonché titolare di uno studio legale che difende le più grandi major musicali e artisti del calibro di Celentano, Pippo Baudo e Bruno Vespa.
Ambedue si affannano a dimostrare che la benvenuta campagna di liberalizzazione annunciata da Steve Jobs della Apple porterebbe a terribili conseguenze per la creatività dei giovani artisti e per l’innovatività nel campo della musica. Al di là della qualificazione come ?gravi crimini? dell’atto di legittima difesa che un giovane disoccupato può fare scaricandosi una canzone su internet attraverso migliaia di canali che lo consentono, definizione che desta grave preoccupazione, ambedue sembra che dimentichino alcuni elementi essenziali che potrebbero arricchire il dibattito:
- i diritti sull’opera dell’ingegno che arrivano anche a 50 anni e che attraverso trucchi vari vengono prorogati per i pezzi più famosi, sono un eccesso non a tutela della creatività ma contro la creatività, e l’unica cosa che tutelano sono le pozioni privilegiate e le rendite di posizione che i consumatori non possono accettare;
- i due rappresentanti del Governo e degli autori ed editori dovrebbero spiegare a chi finiscono i miliardi che ogni anno vengono incassati per la riproduzione di pezzi musicali su internet con i sistemi di blocco che Jobs vorrebbe finalmente rimuovere. Perché se gran parte di questi soldi vanno a finire non nelle tasche di giovani talenti ma nelle casse di major e multinazionali che sono proprietarie di diritti vari, allora la difesa deve essere meno strenua e più diretta a una maggiore democrazia nel mondo della creatività artistica;
- pur ribadendo che la pirateria è cosa disdicevole che la nostra associazione condanna e combatte, dovrebbero Governo e autori e chi li rappresenta accertare come sia possibile che da 50 centesimi di euro (che è il costo ci un cd vergine) il cd musicale arrivi nei negozi al prezzo di 20 euro, arrivando anche a 50 e oltre per le raccolte. Solo scomponendo gli incassi che a questi costi corrispondono e abbattendoli laddove è possibile e doveroso, potremmo sperare in una vera battaglia antipirateria da condurre tutti assieme.
A costoro chiediamo infine di spiegare come mai 110 milioni di euro giacciono nelle casse di un ente come l’Imaie e attendono di essere distribuiti agli esecutori musicali addirittura dagli anni ’70.
Associazioni utenti del diritto d’autore – CODACONS