Le Borse mondiali rimbalzano, Piazza Affari no. È passata così la seconda seduta della settimana per i principali listini, trainati al rialzo dalla previsione che la Federal reserve, oggi, e la Bce il 6 novembre, diano una netta sforbiciata ai rispettivi tassi d’interesse per arginare la recessione mondiale oramai in corso. A eccezione del listino di Madrid (-1,3%) e di quello milanese, che ha perso l’1,47% (-2,43% per S&P/Mib) sull’ondata di vendite che ha travolto UniCredit (-13,03%) e Intesa SanPaolo (-8,38%), le altre Borse europee sono riuscite a rialzare la testa, guadagnando mediamente due punti percentuali (Dj Stoxx 600 +2,2%) grazie anche alla buona intonazione dei mercati finanziari a Wall Street, che hanno risentito soltanto in parte dell’indice sulla fiducia dei consumatori di ottobre. Alla fine la Borsa americana ha chiuso coi botti, con l’indice Dow Jones che, tornato sopra i 9 mila punti, ha segnato un rialzo del 10,88 %, mentre il Nasdaq è salito del 9,53% e lo Standard and Poor 500 è rimbalzato del 10,78%. Londra è così salita dell’1,92% e Parigi dell’1,55%, mentre Francoforte è volata dell’11,28% sul protrarsi dell’effetto Volkswagen (+81,7%), che per un attimo è salita sul podio mondiale delle società quotate a maggiore capitalizzazione. Rimbalzi più sostanziosi si erano visti già in mattinata sui mercati asiatici con Tokyo che è balzata del 6,41% dopo una serie di quattro sedute da dimenticare. In volata anche Hong Kong (+14%) e Sidney (+6,3%). male i bancari In attesa quindi delle indicazioni di politica monetaria della Fed e della Bce, gli acquisti sono tornati su tutti i comparti grazie anche ai conti migliori delle attese di alcune società come il colosso inglese BP (+5,3%), che ha riportato un balzo dell’utile dell’83% nel terzo trimestre. A frenare in parte i listini è stato comunque l’indice sulla fiducia dei consumatori Usa, che a ottobre è crollato sul minimo dal ’67. Un dato che ha colto di sorpresa i mercati, che a metà seduta si sono allontanati dai massimi, mentre Milano ha virato in negativo. Tra i settori che hanno sofferto di più, anche ieri i bancari, che hanno visto Societé Generale cadere del 12% sulle voci di nuove perdite sui derivati, in specie quelli legati alla Volkswagen, e Ing del 13%. Pesante anche Fortis (-7%). Intanto ieri è arrivato a livelli record il differenziale fra il rendimento offerto dai Btp italiani a scadenza decennale e i Bund tedeschi, che fanno da benchmark europeo e ? grazie al rating di «tripla A» della Germania ? vengono preferiti dagli investitori in periodi di instabilità finanziaria come quello attuale. Il premio di rendimento del Btp agosto 2018 sul Bund luglio 2018 si è allargato fino a 102 punti base, e in chiusura il titolo italiano rende il 4,76% a fronte del 3,76% del decennale tedesco. Uno spread mai visto dalla nascita dell’euro. E che testimonia che, nonostante le misure di salvataggio al sistema finanziario ? che stanno allentando le tensioni, come ha testimoniato anche ieri la discesa dei tassi interbancari ? gli investitori continuano a essere molto preoccupati. E in questo clima di fuga dal rischio, tutti scappano verso i titoli più solidi. «C’è una fuga dal rischio verso i titoli emessi da Paesi con rating di "tripla A" e più liquidi: inevitabile che il Bund sia favorito rispetto al Btp italiano», spiega Brian Coulton, responsabile per i rating sovrani di Europa, Medio Oriente e Africa di Fitch Ratings. «Inoltre ? continua Coulton ? il risanamento fiscale della Germania ha superato le attese, mentre il piano triennale dell’Italia, pur essendo una buona notizia in sé, dovrà essere messo in pratica». Concorda Andrea Savio, analista tecnico di Banca Sella: «L’Italia paga un rischio-paese che viene un po’ sottovalutato, ma esiste nei prezzi». C’entra anche il timore per le banche italiane, ieri in caduta libera a Piazza Affari, e le misure che il governo potrebbe dover approntare? «Bisognerà vedere ? spiega Savio ? se l’Italia dovrà intervenire e a quali costi, si è parlato di venti miliardi di euro per andare incontro al sistema bancario italiano». tassi ancora giù Intanto, sui mercati dei depositi a brevissimo termine, dove le banche si scambiano liquidità, continua la discesa dei tassi, segno che le fortissime iniezioni di liquidità delle Banche centrali sta funzionando. Ieri la Bce ha prestato alle banche 325,1 miliardi di euro in asta, l’ammontare più alto dallo scorso dicembre, e oggi l’Eurotower offrirà liquidità illimitata in un’asta a tre mesi. Il tasso Euribor a tre mesi anche ieri è sceso (-5 punti base) raggiungendo il 4,86%, ai minimi dallo scorso 29 maggio. Anche l’Euribor a un mese, che con il tre mesi funge da parametro per le fluttuazioni delle rate dei mutui, si è allentato ulteriormente di 5 punti base, al 4,53%, secondo la European banking federation. Per il Codacons, però, «i tassi stanno scendendo troppo poco e troppo lentamente. C’è spazio, infatti, perché si raggiungano i livelli minimi del 2008 e che, quindi, l’Euribor scenda ancora, mediamente, di 0,6 punti percentuali».